Essere diversamente abili è una condizione non
sempre accettata dalla società, ma è ancora più triste se diventa una
problematica per la famiglia. L’individuo disabile in primis deve accettarsi ed
accogliere la propria disabilità come parte integra del proprio essere, solo
con tale presupposto si può pretendere di educare l’umanità alla disabilità. Da
piccola mi è stata prospettata una vita di sofferenza e forse anche di una
continua corsa contro il tempo, positiva e testarda non mi sono mai arresa, e
ringrazio Dio ogni giorno per avermi protetta tra le sue mani. I miei traguardi
sono stati tanti da quello di essere rinchiusa in una camera ad arrivare
all’uscita indipendentemente dalla mia famiglia, mai i miei familiari si
sarebbero immaginati di telefonarmi per chiedere a che ora rientrassi. Un
soggetto disabile non è destinato a rimanere a letto o come nel mio caso considerarlo solo con procedure mediche ed
infermieristiche; addirittura a non uscire di casa per il disagio di stare
sulla sedia o per la vergogna dei genitori di essere giudicati. SMETTIAMOLA non
siamo più ai vecchi tempi dove i disabili erano pochissimi perché erano
nascosti. Noi non siamo estranei o diversi, siamo anche noi ESSERI UMANI uguali
agli altri, anzi siamo VIVI! Da un percorso di vita fatto e nonostante la mia
condizione amo la gente ed amo soprattutto di stare tra la gente, tutto l’amore
che ho ricevuto da sempre mi ha resa una donna sensibile ed attenta alle
difficoltà altrui, mi gratifica aiutare gli altri, difatti sono una volontaria
della carità. Mi piace confrontarmi con gli altri per avere la possibilità di
crescere continuamente ed alle persone che si chiedono che vita possa essere
rispondo che è “la mia vita” rafforzando la mia teoria che la normalità è
legata dal punto di vista da dove si guarda.
Federica
Paganelli
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